Mare dentro le storie

FOCHE Marettimo

“Il mare separa e unisce popoli e continenti. Nel momento in cui li separa, il mare stimola al sogno e all’immaginazione. Nel momento in cui li unisce, nel momento, dunque, del viaggio, è un continuo contatto con la realtà. La complicità con il mare è sempre duplice. Il mare è un suggeritore, un poeta e un giornalista”.

Fabrizio De Andrè, sono sue queste parole, non è mai approdato a Marettimo ma era un uomo che amava profondamente il mare. Il mare. Quel mare che era il suo eterno complice, quel mare che è parte della vita stessa per chi desidera la conoscenza al di là di ogni confine, per chi cerca il piacere degli occhi e l’entusiasmo.

Per mare si arriva a Marettimo, l’isola dove la straordinaria complicità tra geografia e storia ha creato un luogo custode di epoche e, al tempo stesso, un territorio capace di trasformare potenzialità uniche in risorse condivisibili.

Lentamente, lungo un tempo non tanto antico, una ghirlanda di piccole case si è addossata alla montagna, oggi l’unico abitato si specchia nell’acqua limpida abbracciata dai due piccoli moli.

All’interno, nel groviglio di vie e cortili, la vita dei marettimari trascorre tra mare e montagna, per loro il cielo è un singolare segnatempo che scandisce notti stellate e giorni luminosi.

stradine di Marettimo

Isola senza tempo, Marettimo è un luogo che agli abitanti come ai visitatori non concede mezze misure.

Posta in un punto strategico del Mar Mediterraneo, teatro indiscusso di importanti pagine di storia, nell’isola sono passate molte civiltà lasciando alcune tracce evidenti, altre sono storie ancora da scoprire.

Entrare al piccolo Museo del Mare,  memoria e centro culturale dell’isola, significa essere coinvolti nella situazione giusta per entrare in armonia con Jazirat Malitimah, l’isola che emerge dalle acque.

Lo Scalo Vecchio, l’approdo più antico dell’isola, guarda al Castello in equilibrio sul promontorio più a nord. Fu Ruggero II a trasformare la vecchia torre saracena in un’inattaccabile fortezza, oggi il paesaggio godibile dalle sue terrazze sorprende per gli scorci spettacolari e per l’eco dei popoli che hanno solcato il mare antistante.

I pescatori accanto alle ultime barche di legno, quelle ornate a poppa con il campiuni, (foto 3) il fregio a forma di scimitarra, riparano le reti e San Francesco da Paola, protettore della gente che va per mare, li guarda e li protegge dalla solenne edicola votiva a lui dedicata nel 1870 da due fortunati pescatori in memoria di sì mai verificata pesca.

In via Umberto, la strada che unisce da nord a sud il paese, quasi a metà della sua lunghezza si apre un piccolo slargo dove la chiesa di Maria SS. Delle Grazie apre le porte ai fedeli dal 1887.

All’interno, dietro l’altare, un dipinto di nobile fattura firmato da Pietro Croce l’Ericino raffigura la Madonna di Custonaci, ai lati le statue di San Francesco da Paola e San Giuseppe, patrono dell’isola.

Chiesa Marettimo Madonna Custonaci

A Marettimo, da sempre, le celebrazioni hanno un ruolo primario. Nella vita della comunità esistono varie occasioni in cui si manifesta il forte senso di appartenenza all’isola e di attaccamento alle tradizioni. La festa solenne dedicata a San Giuseppe il 19 Marzo ne è l’esempio più significativo.

Sul lato esterno della chiesa, quello esposto a sud, una singolare riproduzione in ceramica di ex voto decora la parete. L’idea, curata da Franco De Salvo, amico caro a Marettimo, è nata da una coppia di turisti francesi che, volendo lasciare sull’isola un ricordo del loro soggiorno, hanno deciso di donare un immagine votiva legata alla tradizione del loro paese, la Bretagna.

Un atto di amore e di devozione all’isola ma soprattutto al mare. E’ il mare, infatti, con le sue tempeste, con le sue pesche miracolose, con la sua bontà e la sua forza, l’elemento che accomuna tutte le piastrelle finora affisse.

Ancora al mare e al suo rapporto con i marettimari è legata la statua , ormai simbolo dell’isola, che accoglie tutti i visitatori allo Scalo Nuovo che guarda a Sud-Est. La statua realizzata da Giulio Cosimi Bagada raffigura, a grandezza naturale, una femmina di foca monaca (Monachus monachus) e il suo cucciolo. (Mammarinu la chiamano sull’isola. L’opera vuole ricordare che fino a pochi anni fa questo animale , fragile e mite, frequentava le spiagge e le grotte di Marettimo, mentre al giorno d’oggi la specie è gravemente minacciata d’estinzione in tutto il suo antico arenale. La scultura vuole rappresentare, all’interno dell’Area Marina Protetta delle Egadi, la più grande d’Europa nel centro del Mediterraneo, una testimonianza ed un richiamo al rispetto dell’ambiente.

FOCHE Marettimo

Un messaggio ecologico, ma anche un appello a favore degli indifesi. Un emblema della non violenza ed un simbolo di pace fra i popoli che vivono sulle sponde del Mediterraneo.

Proprio perchè nuovo lo scalo non solo ha una storia recente, ma la sua fisionomia, nel tempo, è cambiata poco ad eccezione del braccio del molo il cui allungamento ha dato al porto l’assetto attuale, rendendo più facile l’attracco degli aliscafi e delle navi e creando una importante barriera frangiflutti.

A sud del centro abitato è sita la Cappella del ‘Rotolo’ che custodisce la Madonna di Mezz’austu, una riproduzione di Maria SS. di Trapani. Ogni anno, il 15 agosto, su una barca viene posta la statua della Madonna che, seguita da un caratteristico corteo di barche locali, si reca in processione a mare dallo Scalo Nuovo allo Scalo Vecchio.

La strada che si percorre per raggiungere la cappella è via Telegrafo. Qui il 19 novembre 1897 Domenico Morina aprì l’ufficio telegrafico che infranse il millenario isolamento dell’isola. Durante tutta la prima metà dell’800, in tutto il mondo, il solo modo di comunicare era la corrispondenza cartacea, recapitata dai servizi postali. I tempi erano però lunghi: si parlava di giorni, settimane per le brevi e medie distanze, o anche mesi per la corrispondenza intercontinentale. Non è difficile immaginare, dunque, quanto ancora più difficili e complicate erano le comunicazioni a distanza per i marettimari.

Da Marettimo, in quel periodo, molti uomini emigrarono, imbarcandosi spesso clandestinamente in grossi bastimenti a vela, verso gli Stati Uniti, terra di speranza. Lì molti vi rimasero per sempre, alcuni facendosi raggiungere dai propri cari, altri non dando più notizie di loro e lasciando nell’isola tante “vedove bianche”.

In questo contesto, l’installazione del primo telegrafo, rappresenta per la popolazione di Marettimo la ‘provvidenza’ mandata da uno Stato troppe volte distante ed ostile.

Una raffinata targa posta all’ingresso del paese, nell’angolo che guarda all’approdo degli aliscafi, ci riporta ancora alla fine dell’Ottocento quando un eccentrico scrittore inglese Samel Butler (1835 – 1902) forte del suo credo secondo cui “Dio non può cambiare il passato, ma gli storici si”, si convinse che a scrivere l’Odissea fosse stata una donna vissuta a Trapani tra il 1050 e il 1000 a.C., tanto da pubblicare a Londra, nel 1897, il libro The authoress of Odyssey (L’autrice dell’Odissea). Marettimo, secondo la sua teoria, poteva essere l’Itaca di Ulisse.

 Marettimo a Samuel Butler

Spinto da questa convinzione Butler si avventurò fino a  Marettimo dove rimase dal 16 al 19 agosto del 1894. Accolto dall’allora brigadiere Macrì e guidato dal maestro elementare Vincenzo Spadaro, appellato professore, per distinzione delle sue colleghe chiamate maestre, Samuel Butler non solo si dedicò alle esplorazioni dell’isola ma scattò alcune importanti fotografie.

Queste sono conservate al St. John’s College di Cambrige e si tratta della più antica documentazione fotografica di Marettimo.

Grazie a Renato Lo Schiavo, l’intera collezione è stata esposta al Museo del Mare nel 2005 e raccolta nel libricino Il legato affettivo di un cuore incauto. La targa, oggi, è un omaggio a questo singolare autore.

Sono storie, sono vita passata sull’isola. Dentro queste, altre storie si aprono altre ancora devono essere vissute in un gioco tra passato e futuro che genera un presente attento e fedele alle tradizioni.

Arrivare a Marettimo è anche questo, un viaggio nel viaggio, una navigazione nel tempo lungo una rotta fatta di sogni e scoperte.

Laura Lodico – tratto da Il Giornale delle Egadi – Gennaio 2019