La tragica storia: a circa 90 miglia da Marèttimo il 7 Novembre 1915 fu silurato e affondato il piroscafo Ancona che pare trasportasse 2.500 passeggeri, la maggior parte viaggiava in terza classe. A bordo si trovavano una dozzina di cittadini americani, nove dei quali furono tra le 206 vittime del naufragio.
Si aprì un caso diplomatico tra gli Stati Uniti e Vienna, poiché il sottomarino che aveva silurato l’Ancona issava bandiera austro-ungarica, anche se in realtà era tedesco: era il famoso U-38, comandato da Max Valentiner. Ma soprattutto per chi doveva recuperare le casse d’oro che trasportava il piroscafo. L’Ancona, armato dalla società di Navigazione Italia di Genova e comandato dal capitano Pietro Massardo, giace ora a 500 metri di profondità in acque internazionali, tra la Sardegna e la Sicilia.
Le fasi dell’affondamento furono drammatiche. Alcune scialuppe furono lanciate in mare troppo presto, con il piroscafo ancora in navigazione, e furono sommerse dalle onde; altre si impigliarono nei cavi d’acciaio di bordo. Il panico fece il resto. Tutti coloro che non riuscirono ad abbandonare la nave morirono. Ci furono anche tredici sventurati giunti in una scialuppa e morti successivamente fra gli scogli di Marèttimo a Cala Galera, trovati il 17 Novembre 2015. Quel luogo fu appellato dai marettimari come località “Omo morto”. Il 21 Novembre 1915 il sacerdote Don Michele Scaduto celebrò una commoventissima orazione funebre in memoria delle vittime del piroscafo Ancona.