Per valorizzare il pesce azzurro si svolgerà venerdì 24 luglio a partire dalle ore 20 allo Scalo Vecchio l’edizione 2015 della sagra del pesce organizzata dalla Cooperativa Oltremare con il contributo del Comune di Favignana-Isole Egadi.
Il caratteristico evento isolano che valorizza principalmente il pesce azzurro e il suo potere nutrizionale che, per più di un secolo, ha rappresentato una delle principali attività di pesca dell’isola di Marettimo prevede la degustazione di pesce arrostito alla brace , principalmente sgombri e sarde, aromatizzati con il “salmoriglio” – mistura aromatica di alio, limone, origano, – per rendere più saporito il pesce azzurro.
Ad allietare la sera nell’edizione 2015 ci sarà il gruppo musicale “Pachira”.
Al MUSEO del MARE delle Attività e Tradizioni Marinare e dell’Emigrazione in occasione dell’evento verrà esposta la mostra fotografica “Pescatori Marettimari – Marettimo’s Fishermen” promossa dall’Associazione CSRT “Marettimo” con il patrocinio del Comune di Favignana-Isole Egadi e dell’Area Marina Protetta.
Il pesce azzurro viene pescato principalmente con dei pescherecci detti barche di “cianciolo” che usano la tecnica della rete di circuizione con la caratteristica fonte luminosa della “lampara”. Marettimo fino ad una decina di anni fa contava una flottiglia peschereccia numerosa che praticava questa tipica attività di pesca in tutto il Mediterraneo
Ancora oggi i pescatori marettimari ricordano i tempi in cui si andava “a cianciolo” nelle acque dell’arcipelago o sui banchi del canale di Sicilia. Poi cominciarono a spostarsi dove il pesce era più abbondante fino a spingersi lungo le coste del Tirreno e dell’Adriatico.
La pesca del cianciolo per tanti anni è stata un’attività remunerativa poi la crisi del pescato e la conseguente notevole riduzione dei pescherecci.
Si raccontava di un tempo in cui i pescatori di Marettimo andavano a pesca con imbarcazioni a vela o a remi, “i varche longhe”. Armate con vele latine, avevano un equipaggio di 9-13 uomini che manovravano undici remi. Uomini rudi, vigorosi quasi guerrieri del mare che con esso lottavano e da esso ricavavano tutto quello che era sufficiente per il loro sostentamento.
La pesca delle sarde che alimentava un’attività artigianale, la “salatura”, fondamentale per l’economia locale veniva praticata principalmente con un sistema di reti da posta “la tratta”, che veniva calata nelle zone frequentate dai branchi. In altri periodi dell’anno si praticava la pesca del cicirello, della nunnata, della lattarina, delle minnole, dei ritunni, delle aguglie.
Un tipo di rete tradizionale usata frequentemente con numerose varianti era “u tartarune”, che, sfruttava l’azione della corrente per intrappolare il pesce nel cul di sacco terminale.