Sasizza, cassateddi e sfilata in maschera al carnevale di Marettimo

Sasizza, cassateddi e sfilata in maschera al carnevale di Marettimo

L’odore è quello tipico della brace: invitante e festaiolo. Il colore è il rosso del vino. Per le strade, nei giardini, lungo le banchine l’atmosfera, rustica e godereccia, inizia a dare calore alle giornate in cui tutto si può.

Carnevale è periodo di eccessi e buona parte di questi riguardano il cibo. I marettimari, per tradizione e buona cultura, al cibo ci tengono particolarmente e, se è vero che l’appetito vien mangiando e la sete se ne va bevendo, ecco come si moltiplicano ovunque i banchetti seguendo l’antico uso che vuole che il consumo di buone pietanze in grande quantità serva a propiziare l’abbondanza futura.

A Marettimo, appena il Carnevale entra nel vivo, le tavole si colorano di piatti e prelibatezze, la festa permette a tutti di lasciarsi andare concedendosi piacevoli peccati di gola.

U stufatu preparato con la cotenna di maiale  non può mancare, si tratta di una ricetta antica e oggi come allora le cucine del paese si riempiono dei profumi delle spezie e della carne sin dal primo mattino.

Ma anche a Marettimo la vera regina gastronomica del Carnevale è la salsiccia. E’ a sasizza arrustuta che trasforma Marettimo in un vero paese della cuccagna, luogo di abbondanza e di pance piene dove è certo che l’acqua fa male e il vino fa cantare.

Il primato spetta comunque ai dolci perché si sa, se non si mangiano le chiacchiere non è Carnevale.

Le chiacchiere, a Marettimo chiamate testi turchi, vengono quasi sempre fatte con la pasta che avanza da quella per fare i cassateddi ripiene di ricotta, zucchero e cioccolato.

Insomma, una vera goduria, delizie per tutti i gusti.

Sembrerebbe che le origini del Carnevale siciliano risalgano al 1600 quando, a Palermo, venne allestito il primo carro allegorico che, ai tempi, raffigurava il dio Nettuno attorniato da sirene danzanti. Circondato dallo splendido mare di Marettimo, qui dio Nettuno e le sue sirene si sentirebbero sicuramente a casa.

E’ tempo di Carnevale. Si pensa a fare baldoria, a travestirsi, a sfilare tra musiche e balli, a dare libero sfogo alla propria voglia di prendere in giro il mondo e se stessi, una sfida, insomma, alla propria libertà ed a quella degli altri.

Allora che ben vengano queste intemperanze che una volta all’anno imperversano in ogni angolo della nostra nazione e non solo.

Storicamente il Carnevale altro non è stato che una occasione di libertà per mettere in evidenza il fatto che in quel breve periodo le istituzioni non avessero alcun potere ma anche perché con quelle manifestazioni comiche, satiriche, ironiche e spiritose si potesse dimostrare che le regole legate a quelle istituzioni non erano affatto perfette e quindi immuni da critiche e contestazioni, anche se solo per un breve periodo. Da sempre è lo spirito di rivolta popolare che si trasforma in spirito carnevalesco liberandosi dalle oppressioni delle routine quotidiane.

 

E’ la festa del popolo, il luogo del riso e della follia, dello scherzo, della materialità e dell’abbondanza. Ovunque lo si festeggi vige la più assoluta libertà, tutto diviene lecito ed i rapporti si sciolgono in una disinibita spontaneità.

Indossare la maschera è un modo immediato per uscire dalla banalità del quotidiano, disfarsi del proprio ruolo sociale, negare se stessi per divenire altro.

Fuor di dubbio il carnevale è una delle manifestazioni più autentiche della nostra tradizione popolare ed ovunque riveste un’importanza fondamentale al suo interno e nel suo immaginario collettivo: la fantasia, l’energia, la spontaneità e le creatività popolari hanno trovato espressione, fin dai tempi passati, in questo evento, la cui portata simbolica va ben al di là della semplice festa, soprattutto in realtà geografiche particolari come le piccole comunità dell’arcipelago egadino.

Un frammento di cultura popolare che si è ben conservato e, benchè influenzato dall’economia e dal turismo, è rimasto nel tempo il contenitore privilegiato degli elementi rituali, di immagini e maschere proprie.

L’atmosfera carnevalesca è unica nell’intero arcipelago e, certi del credo di William Shakespeare, The world is a stage, è lecito poter affermare che Favignana, Levanzo e Marettimo si trasformano nel palcoscenico perfetto per dare sfogo a quel pizzico di sana follia che rimane cheta per tutto il resto dell’anno.

Laura Lodico